Continua il terribile momento per la squadra allenata da Ruffolo che uscita dall’emergenza infortuni sembrava, dopo la bella prestazione casalinga contro la Reno Bologna, aver finalmente ritrovato il bandolo della matassa dal punto di vista del gioco ed il conseguente entusiasmo, fondamentale in una squadra di rugby, per terminare la seconda parte della stagione nel migliore dei modi. In settimana, la tegola dell’ irregolarità nella posizione di Carmine Ambrosino con conseguente partita persa e penalità aveva portato nello spogliatoio rabbia e motivazione; alla partenza per quel di Livorno i ragazzi erano apparsi determinatissimi nell’andare a riscattare immediatamente i punti in classifica che si erano sudati e guadagnati la domenica precedente.
A questo punto è doverosa una necessaria premessa. Nel gioco del rugby fin da giovanissimi i giocatori vengono educati alla cultura del rispetto: dell’avversario, delle regole e, soprattutto, dell’arbitro che dirige la gara che scandisce i tempi e tutela l’incolumità dei giocatori in caso di gioco violento; i giocatori e chi partecipa alla partita ne condividono le decisioni senza mai azzardare nessuna protesta.
Quello successo ieri in Toscana ha però dell’incredibile: i galletti hanno dominato la gara e nuovamente convinto dal punto di vista del gioco, ma la tutela del giudice di gara è stata nulla. Una direzione approssimativa che ha surriscaldato progressivamente gli animi, nessuna tutela per i giocatori in campo, colpi proibiti ad ogni circostanza, ma il grottesco è che a farne le spese sia stata la squadra ospite proiettata costantemente in attacco (quale motivo di fare fallo?) e non i labronici che arginavano con la maestria ben nota le iniziative avversarie. Quattro espulsioni temporanee ed un rosso diventano allora troppe per riuscire a portare via la partita nonostante la qualità di gioco espressa sia stata superiore. Ancora una domenica amara in questa stagione sportiva che sembra maledetta: peccato, peccato, peccato!